Cuba, Capitolo 1: primo impatto e intelligence
“Amor cuerdo non es amor” Josè Martì
“L’amore razionale non è amore”, così in un suo poema, Martì rimprovera un uomo per non chiedere alla sua amata di sposarlo perché troppo povera.
Martì, politico e scrittore cubano dell”800, è considerato dai cubani un eroe nazionale, una fonte di ispirazione dei valori rivoluzionari, per questo le mura e i palazzi dell’Havana sono spesso decorati con le sue citazioni.
Nella foto però il destino ha voluto che prendessi anche una macchina della polizia li davanti, già perché penso che non si possa conoscere le vera anima di Cuba senza comprendere lo stretto legame contraddittorio che c’è tra i profondi valori libertari e la dittatura.
Il mio primo incontro con la polizia cubana l’ho avuto in aeroporto appena sbarcata all’Havana, con una fila di più di un ora alla dogana, un controllo scrupolosissimo del passaporto e uno screening fotografia in tempo reale. La leggera inquietudine data da questo primo impatto venne però subito cancellata dal mondo surreale in cui mi ritrovai immediatamente catapultata correndo in taxi verso l’hotel.
Un’isola baciata dal sole, piena di palme, dove al posto di invadenti cartelli pubblicitari con belle donne ammmiccanti e macchine nuove sfavillanti sei circondato da manifesti e murales inneggianti ai valori rivoluzionari. Il volto del Che ti segue dappertutto e, tutto questo, per chi Che Guevara lo ha visto solo nelle bandiere delle manifestazioni comuniste è un’emozione difficile da spiegare. Cammini sul suolo di eroi rivoluzionari immortali da generazioni. Tutto talmente totalizzante e immersivo da doversi stropicciare gli occhi per essere sicuri di non trovarsi in un sogno. Tutto talmente perfetto da far invidia ai migliori set cinematografici hollywoodiani.
Al Vedado l’hotel sa di anni ’60 e come un po’ tutta la città ha un sapore vintage e offre senza fronzoli l’essenziale quindi non vedi l’ora di catapultarti in strada in cerca di vita. L’entusiasmo però può giocare brutti scherzi specie se non si è abbastanza attenti da leggere sulle guide o sui suggerimenti dei viaggiatori le strane avventure in cui capita di imbattersi da turisti. Quello che è successo a me è una delle tante storie che si sentono a Cuba. Mi trovavo nei pressi del Malecon, dove la sera si radunano centinaia di persone a socializzare con l’immancabile bottiglia di rum, quando venni avvicinata da una coppia di Cubani. Un ragazzo e una ragazza simpaticissimi che ci invitano a seguirli in un pub li vicino, celebre per la musica dei Buena Vista Social Club. Ordinano per noi e per loro al banco, ci chiedono tutto dell’Italia, fanno con noi discorsi molto colti e avvincenti sulle nostre abitudini di vita, ci invitano a ballare e ci propongono di accompagnarci il giorno dopo in un quartiere imperdibile dell’Havana: il Callejon de Hamel. Chiedono il conto e paghiamo per tutti e 4, ci chiedono il nome dell’hotel e ci danno appuntamento li davanti per le 11. La sera, un po’perplessi per come si era svolto l’incontro, leggiamo che la pratica di rimorchiare coppie a Cuba era una prassi molto diffusa quindi decidiamo di saltare l’appuntamento uscendo la mattina presto prima del loro arrivo. Visitiamo il Campidoglio e la città vecchia e rientriamo in hotel verso le 17. Nella hall dell’hotel troviamo ad aspettarci il ragazzo della coppia. Solo, ci chiama, noi ci fermiamo per scusarci, e lui ci dice “perché non mi avete aspettato? io ero qui alle 11? so che siete al primo piano, alla stanza 16”. Noi ovviamente rimaniamo sgomenti pensando a chi potrebbe avergli dato tutte quelle informazioni su di noi, continuiamo a scusarci ma cominciamo a capire che c’e’ qualcosa di strano dietro questa sua insistenza quindi, forse vedendoci un po’ allarmati, ci tira fuori l’immagine di una bambina e ci dice che è sua figlia, e che ha bisogno di soldi per lei. Ovviamente gli abbiamo dato quello che potevamo ma dopo questa avventura abbiamo cominciato a vedere il secondo volto di Cuba. La sua intelligence, la sua capacità di sapere tutto di tutti, la rete di sostegno e di illegalità che si crea nella popolazione per sfuggire al controllo di una polizia sempre presente ma invisibile.